Marco Arosio. Antiquario: la casa come luogo di transito
Patricia Schmeidler
Pubbliato su Elle n. 3, marzo 2000.
“Dopo tanti anni di lavoro ho capito che avere una bella vetrina in centro non è poi così importante. Avendo sempre dato ai miei negozi una connotazione domestica, ho trasformato la mia casa in un luogo dove non ci si sentisse stretti nel ruolo o compri se no ti butto fuori.
Essere antiquari significa aiutare le persone a risolvere problemi legati all’arredamento e farlo in una casa, soprattutto se si tratta di una bella villa ottocentesca, mette i clienti a proprio agio. E il fatto che l’oggetto in vendita sia ambientato in un contesto domestico aiuta la persona a innamorarsene più facilmente. Ciò che m’interessa è la scoperta: disfarmi delle cose non mi causa alcun problema. Anzi, che un cliente riparta dopo cena con il lampadario che ha illuminato il tavolo, significa che le mie scelte hanno trovato conferma in un altro.
Quello che mi stimola è pensare alla casa come luogo di transito.
Per un che convince le persone a conservare, è quasi una sfida”.
“Dopo tanti anni di lavoro ho capito che avere una bella vetrina in centro non è poi così importante. Avendo sempre dato ai miei negozi una connotazione domestica, ho trasformato la mia casa in un luogo dove non ci si sentisse stretti nel ruolo o compri se no ti butto fuori.
Essere antiquari significa aiutare le persone a risolvere problemi legati all’arredamento e farlo in una casa, soprattutto se si tratta di una bella villa ottocentesca, mette i clienti a proprio agio. E il fatto che l’oggetto in vendita sia ambientato in un contesto domestico aiuta la persona a innamorarsene più facilmente. Ciò che m’interessa è la scoperta: disfarmi delle cose non mi causa alcun problema. Anzi, che un cliente riparta dopo cena con il lampadario che ha illuminato il tavolo, significa che le mie scelte hanno trovato conferma in un altro.
Quello che mi stimola è pensare alla casa come luogo di transito.
Per un che convince le persone a conservare, è quasi una sfida”.